8/28/2010

Commiato a Raimon Panikkar

Giovedì pomeriggio, 26 agosto 2010, è morto a Tavertet, all'età di 91 anni, Raimon Panikkar, teologo e filosofo di padre indù e madre catalana, persona di straordinaria intelligenza e cultura, che aveva fatto del dialogo interreligioso il tema chiave della sua esistenza. Venerdì sera, insieme a Montserrat Ponsa, siamo andati a Tavertet a visitare la sua cappella ardente, nella sede della Fondazione Vivarium (ben visibile sul lato sinistro dell'immagine) da lui fondata alla fine degli anni '80.


Abbiamo potuto conversare alcuni momenti con Mercè Panikkar, sorella di Raimon, poco più piccola e a lui molto unita. I due fratelli hanno condiviso momenti cruciali dei loro anni di gioventù, tra cui un esilio in Germania in seguito alla Guerra Civile spagnola. Siamo stati con lei in un clima di grande serenità e dolcezza.


Insieme a lei c'erano figli e nipoti, che accompagnavano la veglia. Questo era il più piccolo...


Montserrat Ponsa, al balcone della Fondazione Vivarium, con gli imponenti strapiombi di Tavertet sullo sfondo. Suo marito, Oriol Montanya, scomparso sette anni fa, ebbe occasione di conoscere in profondità Raimon Panikkar durante gli anni '50, epoca da cui deriva una amicizia sempre cordiale, estesa poi a tutta la famiglia. Giornalista e scrittrice, Montserrat è una cara amica, fortemente impegnata sui temi della cultura della pace e della nonviolenza.


Un degradare dolcissimo di rilievi, col Montseny sullo sfondo. I paesaggi di Tavertet sono un invito alla contemplazione, e permettono all'anima dei tuffi nelle ampiezze, favorendo una disposizione di spirito più aperta. Così era Raimon, uomo coltissimo, conoscitore profondo delle tradizioni cristiana (di cui era anche sacerdote), induista e buddista, tra le quali ha sempre cercato di tessere una rete di dialogo. Fino ad approdare ad una sintesi pressochè panteista, che ha sviluppato nella sua estesissima produzione bibliografica, e nella sua instancabile attività di docente e conferenziante. Per me è stato un onore averlo potuto incontrare in diverse occasioni, alcune con scambi faccia a faccia, nel quale potè dare sfoggio del suo italiano forbito e correttissimo.
Ed è stato anche bello aver la possibilità di dargli, in silenzio, un ultimo commiato.

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