1/08/2010

Pisa: il cimitero dei miracoli

Sono arrivato a Pisa di prima mattina. Avevo tempo prima di prendere il treno, e così mi sono diretto verso la Piazza dei Miracoli, un concentrato di bellezza come pochi ce ne sono al mondo. Stavolta mi dedico al cimitero monumentale, che non ho mai potuto visitare prima. Il cimitero è una struttura coperta, a forma di rettangolo allungato, aperto allo spazio interno come un chiostro, con arcate e ricami di alleggerimento in puro stile gotico. Il suolo è lastricato di lapidi. Il pavimento presenta una bellezza di pietre e marmi lavorati dal tempo —oltre che dalla mano dell'uomo— veramente spettacolare. La trachite nera fa da contrappeso ai colori chiari e rosati. È come se la pietra aiutasse a visualizzare la durata.




Guarda bellina questa capretta!


Pisa: altri animali

Con l'idea di farne un regalo per Marina, ho fotografato un po' di animali in cui mi imbattevo durante le mie visite, per esempio questo cane tratto da un affresco del cimitero di Pisa.


Si vede poco, ma questo schizzo di cammello (o dromedario) tratto dal museo delle sinopie è davvero di una finezza straordinaria.


Curiosa immagine di rinoceronte tratta dalla porta sinistra della facciata del duomo.
Se osservate bene, nella parte superiore si scorgono i due cani ringhiosi che poi ingrandisco nell'ultima foto.


Alla larga!

Pisa: in forma di triangolo

Presso il Campo dei Miracoli ho trovato questi ingegnosi chioschetti in forma di triangolo, che in poco spazio riescono a contenere una quantità inimmaginabile di souvenir, come si può cogliere dalla foto successiva.



Questo triangolo è, invece, uno dei piloni del ponte sul fiume Arno, che in quei giorni era quasi in piena. Notevole l'accumulazione di detriti e anche la forza della corrente, che si può cogliere osservando con attenzione la forma che assume il flusso dell'acqua contro i tronchi.

Pisa: ultimi dettagli

Questa composizione di marmi incastonati è uno dei molti dettagli che si possono trovare alle pareti del duomo di Pisa.


La chiesa di santa Maria della Spina, lungo l'Arno pisano, ha un bell'interno con tetto a capriate dipinto, oltre a una enorme presenza scenica esterna, apprezzabile persino in una giornata di pioggia.


Bacchereto: da Fabrizio, Sandra e Yuri

"Interiors" nella casa di Sandra, Fabrizio e Yuri. Erano ormai diversi anni che non ci tornavo. Spero di poterlo fare presto anche con i miei, soprattutto Marina. Sono stato da loro poche ore, in definitiva, eppure mi rimane una impronta di ricordo indelebile.



In questo viaggio ho conosciuto il grande Yuri, con cui ancora non ci eravamo incontrati. Sveglio come un furetto. Osservatore, quando vuole. Ma come potete vedere alla fine, è soprattutto... una belva! I genitori provano a imitarlo, ma non c'è paragone...



Bacchereto: ceramica e panoramica

Fabrizio è un ceramista. Non ho scattato foto al suo laboratorio, ma da qualcosa deve pur vedersi. Ecco due uccellini che prima di abbeverarsi nel catino sono passati per il suo forno.


Ho scattato questa foto dagli olivi della casa del Drovandi, la prima in cui venni a vivere a Bacchereto, forse nell'autunno del '79, cioè 30 anni fa. Roba da capogiro. Anche qui la coltre di nuvole dava poco respiro alle luci del mattino. Questo paesaggio, in un giorno chiaro, è semplicemente da urlo.

Roma: alba al Colosseo (e dintorni)

Vederlo lì, con quella mole scura contro il cielo che schiarisce e vira al rosa, cosa volete che vi dica, fa impressione, per quanto possa risultare tipico e topico. Ho provato ad allargare la panoramica fino all'arco di trionfo, ma gli oggetti ravvicinati vengono deformati parecchio dall'obbiettivo, e fonderli in una immagine unica non è stato facile.



Ho trovato divertente il marketing neanche troppo ingenuo di questi due venditori ambulanti, che fanno partecipare i loro furgoncini delle bellezze archeologiche della città.


Roma: altare della patria, foro e Campidoglio

L'altare della patria non è mai stato la mia passione, però bisogna dargli atto che come monumento non passa inosservato. È per così dire un concentrato di retorica di proporzioni superlative, ma ovviamente è proprio questo tipo di retorica che mi risulta indigesto. Comunque non mi sono potuto risparmiare di scattargli almeno una foto.


Questo gruppo scultoreo appartiene anch'esso al recinto dell'altare. Sembra che la figura in primo piano passi dal bronzo all'oro; in realtà è solo un raggio del sole dorato di primo mattino.


La colonna Traiana è una meraviglia che non ci sta in una foto. L'apparenza, per chi la guarda ad occhio nudo e da lontano, è quella di un monolito marmoreo così immenso che soltanto chiedersi come l'hanno prima tagliato e poi spostato fa venire l'emicrania. Se invece è fatto di diversi pezzi, bisogna dire che sono stati bravissimi a dissimularli. In ogni caso, incute veramente una ammirazione che quasi sconfina nel timore riverenziale.


La piazza del Campidoglio è dominata dal monumento equestre a Marco Aurelio e, soprattutto (anzi, sotto tutto) dal disegno della pavimentazione, progettato da Michelangelo. Non vi sarei potuto capitare in un mattino più grigio. Bellissima comunque.


Siena: profondo grigio

Cinque scatti forse un po' ridondanti per documentare il tempo uggiosissimo che ha accompagnato buona parte del mio soggiorno senese in questo inizio d'anno. Il campanile e la torre quasi scomparivano assorbiti dalla nebbia. La luce era così poca che alle immagini si addice di più una versione in bianco e nero.





Siena: vetrate, ceramiche e marmi

Le prime due vetrate sono opera di Marcello Aitiani e si trovano, in realtà, alla cappella di santo Stefano nel podere di Pàcina, propietà della famiglia Tiezzi. La prima immagine è una versione in piccolo del rosone realizzato da Marcello nella chiesa di San Gimignano. Le foto sono scattate da terra e a mano libera: scusate quindi la loro qualità approssimata.



Immagine scattata all'interno della chiesa di San Francesco, questa sì a Siena. Imponente navata unica con transetto dotato di diverse cappelle, alcune affrescate, una delle quali da Ambrogio Lorenzetti. Le vetrate non so bene di che epoca siano. Però era già bello il colpo d'occhio, anche senza ulteriori approfondimenti.


Nel vicolo degli Orbachi, dove viveva mia sorella Luisa, c'è la stalla del cavallo della contrada del Bruco per il Palio. Viene trattato con onori quasi principeschi.


Questa sequenza di teste umane ed animali potrebbe quasi far pensare ad una metamorfosi, dove il sembiante umano, nella frangia superiore, si trasforma in animale in quella inferiore...

Siena: tre paesaggi

Questa immagine composta è presa dal balcone di Letizia e di Paolo Aitiani, fratello di Marcello, dove abbiamo fatto il pranzo di Natale, il 25 dicembre. Quella mattina c'era stato una tempesta elettrica con un lampo fortissimo che ha fatto saltare la luce fino al pomeriggio. La festa, però, è stata bella lo stesso. Ampliando l'immagine si distingue chiaramente il duomo zebrato e, sulla sinistra, la sommità della torre del Palazzo Pubblico.


Luna ancora piena di primo mattino al vicolo degli Orbachi, dove Luisa ha vissuto molti anni. Dalla parte opposta del cielo doveva esserci il sole, nascosto purtroppo dalle nuvole.


Questa è stata l'unica mattina in cui si è visto rossore all'orizzonte per l'arrivo del sole. Le immagini le ho scattate da una finestra di casa di Luisa. Purtroppo l'angolo visuale non mi permetteva arrivare fino alla torre del Mangia, che pure è appena un po' più avanti.

Siena: Pontignano

La mattina del 3 gennaio si è risvegliata chiara e gelata. A Pontignano, nelle prossimità di Siena, si poteva vedere questo paesaggio, di una dolcezza prossima allo svenimento, se non fosse per il freddo che ti manteneva in piedi. Cliccare per credere.


In questa immagine si può cogliere meglio lo skyline di Siena, per il poco che lo consente lo zoom non certo stratosferico della mia piccola Canon.


A Pontignano c'è una Certosa magnifica e poco conosciuta dal turista di passaggio, dotata di una piccola collezione di chiostri, chiese, cappelle e celle monastiche. Qui Marcello Aitiani ha il suo studio, che spero di riuscire a documentare meglio in un prossimo viaggio, con più calma. Ecco la vista da una delle sue finestre.


Al centro del chiostro c'è un pozzo. Dal pozzo si dipartono in croce dei sentieri in mattoni per raggiungere ciascuno dei quattro lati, coperti da arcate.


Pur nel freddo dell'inverno, c'è sempre spazio per germogliare, disposti ad abitare qualunque fessura.

Firenze: Lungarno e blasone

Firenze è stata l'ultima tappa del viaggio. Nel dirigermi verso la chiesa del Carmine, per visitare la cappella Brancacci e gli affreschi di Masaccio, Masolino e Filippo Lippi, restaurati qualche anno fa, ma che ancora non avevo visto, ecco che mi trovo su un Lungarno col fiume gonfio per le piogge delle settimane precedenti. Giorni prima, a casa degli Allegretti Crespellani, l'avevamo visto sfiorare pericolosamente gli argini. Qui, la prossimità di una piccola chiusa crea un interessante effetto di curvatura dell'immagine.



Alla cappella Brancacci, veramente un pezzo forte del patrimonio fiorentino, con questa sorte di amabile tenzone tra tre maestri di una stessa bottega, non sono stato capace di fotografare altro che questo stranissimo scudo nobiliare, che divide il campo tra un leone rampante e... tre scarafaggi, a quanto pare non meno rampanti. A modo loro, questi nobili toscani avevano un certo senso dell'umorismo.



Le altre opere erano troppo eccelse per provare a fotografarle in mezzo alla ressa di visitanti e in condizioni povere, in quanto a luce ed apparecchiature. Mi sono accontentato di guardarle a lungo.