4/18/2013

Vacanze romane | 2

Domenica sono andato in visita al Quirinale, un palazzo che, per più di 500 anni, è stato residenza di papi e di regnanti, e ora è sede di rappresentanza del presidente della Repubblica. Certo, a vederla da fuori ha piuttosto l'aspetto spartano di una caserma militare, seppure di alto rango. Ma dentro, accumula uno sfarzo difficilmente concepibile da chi non l'abbia visto. Una abbondanza di tesori che non sempre (o forse quasi mai) risponde alla mia concezione del bello, ma pur sempre qualcosa di unico ed irripetibile. E poi, sono importantissimi gli spazi, le luci, i materiali. Qui dentro hanno usato senza risparmio il meglio del meglio, epoca dopo epoca. Purtroppo, dentro non lasciavano fare fotografie. Sono riuscito appena a rubarne due in una delle prime stanze, prima che mi intercettassero.




Come si può dedurre dalla foto, c'era primavera, a Roma.


Ancora intrecci di facciate e cupole, una costante nella città con maggior concentrazione ecclesiastica e curiale del pianeta.


 Se avessi uno zoom più potente, avrei dedicato uno studio monografico ad uno dei capitoli più interessanti di Roma: i suoi terrazzi. Ce ne sono davvero, di meravigliosi. Ma non sono andato a cercarli perché significherebbe mettere duramente a prova la resistenza all'invidia. Ho solo provato a catturarne un paio di quelli che mi sono capitati sotto tiro. E non sono mica cose da nulla. O no?



Qua, se non si fosse capito abbastanza, siamo in pieno ghetto. Un bel quartiere, dinamico e vivo.


A Roma, con questa sovrabbondanza di beni culturali c'è davvero da perderci la testa (cosa che è successa anche ad una delle statue qui sotto). Entri in un portone, dove una targa piuttosto malandata recita "Istituto di studi americani", ed ecco che ti imbatti, senza preavviso, in un cortile interno tappezzato di statue e di bassorilievi marmorei, chissà di che epoca, eseguiti da chi e raffiguranti cosa.


 Poi provi a salire al primo piano, e a mezza scala ti ritrovi questo.


Ultimi scatti, da una finestra al secondo piano.



 Uno scorcio dell'isola Tiberina dalle sponde del Lungotevere, attraverso la verdeggiante capigliatura dei platani.


Questa scenetta sulle rive del Tevere ha un aspetto poco meno che balneare.


Nello sperone meridionale dell'isola Tiberina ci si imbatte in questa immagine curiosa: è come se la chiglia di un vascello di pietra si fosse incuneata, almeno per metà, nella terraferma, in uno strano naufragio che consiste piuttosto nel finire in secca. Dall'imbarcazione, i salvagenti sono saltati sulla ringhiera delle scale. Possono essere utili, perché il fiume continua a scorrere poco lontano, con forza.


 Il tipico pittoresco disordine di Roma e dei suoi fori. Questo è vicino al teatro di Marcello.


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