9/04/2011

L'opera più grande, alla "sala d'arte" più piccola

A l'«espai Garum» di Lliçà d'Amunt, paese a 30 km da Barcellona e 10 km da la Garriga, ho inaugurato questa domenica, 4 settembre, una sorta di istallazione che ha come tema il vento. La sala d'arte è, in realtà, una vetrina dell'antica filiale di una cassa di risparmio, in un edificio che attende di essere demolito per trasformarsi in palazzina. È insomma grazie alla crisi immobiliaria che, provvisoriamente, continua ad essere un piccolo spazio dedicato all'arte in una delle strade principali di Lliçà.
Màrius Gómez, il fotografo e promotore culturale che gestisce lo spazio, lo definisce "la sala d'arte più piccola del mondo", ed è proprio qui che mi sono deciso a fare l'opera più grande che, per il momento, abbia mai fatto: 180x80 cm., una misura per me enorme se pensiamo che l'ho realizzata sul tavolo del soggiorno, assai più piccolo...
Sono tornato al vento, un tema a me caro da molti punti di vista, che mi riporta a ricerche degli anni '80, interrotte forse troppo presto e mai esposte qui in Catalogna.
Come si può forse intuire dalle foto, lo spazio non rende facile la rappresentazione fotografica dell'intervento, per sovrabbondanza di riflessi. Le immagini sono giusto per rendere l'idea.







Aggiungo qui, in coda, una possibile traduzione del testo che ho scritto come presentazione della proposta:

entroVento *

Sai bene cosa sia il vento. Lo sai per l'esperienza della pelle e dell'udito, non dell'occhio. La vista ne coglie soltanto gli effetti. Vento è aria in movimento: una presenza invisibile, fenomeno concreto eppure sul filo dell'astratto.
Come si può rappresentare ciò che si muove e non si vede? Scacco doppio: perchè una opera è l'esatto opposto: visibile ed immobile.
L'enigma ha facile soluzione: anche la rappresentazione, come la musica, richiede un interprete. Sempre. Percepire è una azione. L'opera è una partitura per l'attività sensibile, e ha bisogno di una esecuzione. Non c'è, in arte, altro movimento se non quello che ciascuno ricrea all'interno della propria mente.
In questo caso, non vi è differenza tra il concetto e il percetto. Questo vento si può percepire solo in quanto si può concepire. È movimento interno, alito del pensiero stesso. Una chiave che ci porta a scoprire, di nuovo, ciò che già sappiamo: il suono dell'aria che passa, la carezza sulla pelle, il miracolo dell'impollinazione, che feconda tutto ciò che ha fiore e radice, anche qualora fossero solo idee. Magari le tue e le mie, in comunicazione. EntroVento.

* (la traduzione del titolo, e anche della frase finale, difficilmente possono raggiungere l'efficacia del catalano, in cui questa espressione — "vent endins", o "ment endins", che sono quasi identici — richiama proprio l'azione dell'addentrarsi: un moto al luogo, più che non uno stato in luogo... Entrovento, come entroterra, indicano quantomeno uno spazio indefinito, anche se non esattamente uno spostamento... Ho provato questa formula, in attesa di trovare un'espressione più azzeccata!)

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